Bagna caoda

Un tempo la bagna caoda era un piatto povero, una salsa nata per condire quelle verdure che gli orti e le stagioni riuscivano ad offrire alla gente di montagna. Le classi abbienti la disprezzavano per la semplicità degli ingredienti e per la presenza dell’aglio, un condimento invece molto amato dal popolo non solo per il sapore che arricchiva le pietanze ma anche per le sue virtù medicinali tanto da far nascere il detto che L’aja l’è le spesiari di paisan (L’aglio è il farmacista del contadino).

Oggi la bagna caoda è una prelibatezza gastronomica oltre che una delle ricette classiche della cucina conviviale.

Per la preparazione della salsa ci serviamo oltre all'aglio anche di acciughe salate, olio di oliva e burro.

Nel dian, il pentolino di terracotta delle cucine di un tempo, facciamo fondere a fuoco basso una noce di burro d’alpeggio aggiungendo gli spicchi d’aglio tagliati sottili che disfiamo schiacciandoli con un cucchiaio di legno.

Poi aggiungiamo l’olio e le acciughe dissalate e diliscate che lasciamo sobbollire finché non si forma una salsa omogenea.

E’ a questo punto che portiamo il dian in tavola, dove poggerà su un fornelletto che manterrà la pietanza calda, assieme a un assortimento di verdure crude da intingere nella salsa: cardi, peperoni, verze, cavolfiori, cipolle, carote e porri.

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